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acquisti "leciti": chi può?

Ultimo Aggiornamento: 01/09/2010 07:02
31/08/2010 16:45
 
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Scusate ma volevo togliermi una curiosità:
siccome facendo una normale ricerca su internet, risultano essere presenti vendite di semplici appassionati, ma anche tanti siti professionali specialmente provenienti dall'Est Europa o Asia (non dimenticando i tedeschi naturalmente), mi chiedevo se sia possibile controllare la legittima provenienza delle piante oggetto della vendita e soprattutto l'autorizzazione del venditore per svolgere tale attività senza danneggiare la fauna.

Le carnivore risultano essere piante "in via di estinzione"?

31/08/2010 19:49
 
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molte piante in lista cites B 8in pratica le carnivore piu comuni) sono liberamente riprodotte da professionisti del settore senza bisogno di essere in possesso di licenza cites, altro discorso per venditori extraeuropei e piante in lista cites A(soprattutto nepenthes e alcune sarracenie):
in questo caso può essere richiesto il certificato cites che riporta il n. di licenza del produttore e che certifica che la pianta in oggetto è stata riprodotta in cattività.



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31/08/2010 20:44
 
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Invece io mi stavo chiedendo una cosa oggi: prelevare piante introdotte illegalmente in un habitat, è illegale? (per esempio le purpuree in irlanda)
01/09/2010 06:54
 
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ci sono migliaia di esempi in questo senso in tutto il mondo,
(mi vengono in mente i conigli e i rospi americani in australia, oppure la carpa asiatica nei grandi fiumi americani).
purtroppo la globalizzazione, l'immigrazione di popoli in altri paesi, comporta anche che ci si porti dietro alimenti, spesso vivi ,originari del paese di provenienza.
molto spesso le leggi si fanno dopo che il danno si è verificato e nella maggior parte dei casi si fa poco o nulla per applicarle.
credo che gli unici posti nei paesi civilizzati dove,presumibilmente,ci sono ancora ambienti per cosi dire "naturali" sono le riserve naturali e i parchi protetti, dove c'è una sorveglianza attiva che controlla quotidianamente.

il problema è comunque di vecchia data, dal diciassettesimo secolo e fino ai primi anni del 900, esploratori naturalisti , soprattutto inglesi, hanno setacciato il globo allo scopo di riportare in europa specie botaniche e animali sconosciute per dilettare la borghesia e i ceti nobili dell'epoca.
erano persone spesso senza scrupoli, e anche se ne avevano erano ignari delle conseguenze, finanziati quasi sempre dalle grosse istituzioni del settore (per esempio i kew gardens di londra), questo perchè servivano grossi investimenti per intraprendere tali inmprese.
quasi sempre si coltivavano le nuove piante in modo da poterle riprodurre e vendere a gente facoltosa per trarre profitto dall'impresa, c'era un mercato fiorente e molto attivo.
tra questi uomini coraggiosi che spsso viaggiavano in condizioni proibitive per mesi e con una paga miserrima, ci sono stati grandi botanici e zoologi che hanno fatto scoperte importanti e che hanno fatto la storia naturale.

io credo che oggi , i vivai che commercializzano piante prese in natura, siano pochissimi e sicuramente ubicati vicino ai luoghi d'origine delle piante, perchè altrimenti non sarebbe vantaggioso economicamente.è anche vero però che molti investono tempo e denaro per la salvaguardia perchè hanno la capacità di immaginare un futuro.

ritornando al discorso iniziale:
per assurdo sono i privati che non possono vendere piante in lista cites A,B e mi sembra anche C. le possono solo donare o scambiare, anche per la legge italiana. qui molti lo fanno e questo è un ottimo esempio di leggi che esistono ma che non sono applicate o sono applicate male: ogni tanto qualcuno viene "beccato" dalla forestale e sono dolori per il malcapitato, se ne parla per un pò, tutti stanno un pò piu attenti, e dopo qualche tempo si ritorna alla situazione solita.
la colpa è in parte della normativa che risulta essere molto nebulosa: nessuno sa niente oppure fa finta di non saperlo(la realtà italiana è questa)
[Modificato da oliomar 01/09/2010 07:02]



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