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Cephalotus follicularis

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    h.lividum
    Post: 38
    Registrato il: 13/10/2004
    Città: VENEZIA
    Età: 44
    Sesso: Maschile
    Membro Capensis
    00 28/06/2006 21:39
    Prefazione

    Avevo dieci anni o giù di lì quando, sfogliando testi scolastici, ho incontrato la prima -per me- fotografia di Cephalotus. Ne ritraeva un ascidio in primissimo piano, ingrandito quanto bastava per rendere confusa ogni proporzione col resto intorno. Confusione totale soprattutto per me, abbagliato ed affamato come ero di tutto ciò che era ogni "briciola carnivora", avido di informazioni e di sensazioni, di "cosa, come e quando"!

    Ne sono passati venticinque -di anni- e nel frattempo tante idee me le sono fatte anche io, le proporzioni iniziano ad essere reali, anche se il mio primo Cephalotus follicularis "dal vero" sono riuscito a vederlo solo dopo molto tempo, all'inizio degli anni novanta, quando il buon Furio Ersetti (precursore della "manìa carnivora" in Italia) era riuscito nella titanica impresa di reperirne un esemplare, attraverso uno dei primi canali commerciali, trovando anche discreto successo nella coltivazione. Lo ricordo bene: rosso, compatto, una piccola tortina fatta di tanti tanti ascidi, in vaso da bonsai. Sulla superficie del substrato c'erano foglie di faggio sminuzzate. Effetto elettrizzante! Fantastico davvero. Nell'album ho una foto di questo gioiello, ogni tanto la riguardo con la stessa ammirazione..

    Un paio di anni più tardi, dopo ricerche spasmodiche, un piccino con due tre trappoline appena formate è toccato anche a me. Emozionante! Era il settembre del '93.
    Qui la tiro corta, quanto serve per dire che in 13 anni è cresciuto un esemplare superbo. Nel momento di massimo splendore copriva un vaso di diametro trenta centimetri per intero, quasi "sbordando". Produceva cinquanta, sessanta ascidi a stagione, mediamente alti 5 cm., i più grossi fino a 7,8 cm.!!
    La scorsa stagione, al limitare dell'inverno, un fungaccio malefico me lo stava quasi per portar via. A dire il vero tre quarti, della pianta enorme che era, hanno dovuto arrendersi. Ciò che eroicamente si è salvato da quello scempio ora ha ripreso vigore, anima e forza per tornare a riempire un bel vaso di venti centimetri. Bene. Battaglia quasi vinta.

    Il cephalotus è una pianta mitica per ogni appassionato coltivatore di carnivore. Ne rappresenta bene lo spirito: bizzarra e sofisticata, bella e maledetta, incompresa ed amatissima. Ora, rispetto a soli quindici anni fa, è possibile trovarne in commercio tante e frequentissimamente. Ma nemmeno adesso che l'informazione è così capillare, profonda ed estesa, siamo riusciti a svelarne i segreti coltivativi. Spesso veniamo illusi da brillanti periodi in cui cresce rigogliosamente e senza pause, per poi essere brutalmente mortificati da altri in cui piccoli equilibri ambientali che cambiano possono ridurre un bell'esemplare in un polpettone malconcio e moribondo.
    Ma anche per questa sua inafferrabile natura ne siamo inesorabilmente attratti!

    Così, Alvise Ardenghi, ragazzo dagli occhi che brillano di entusiasmo e passione viscerale, completamente rapito dall'amore incondizionato, insegue il sogno di essere accostato a questa pianta australiana come colui che ne ha conosciuto, carpito, sezionato, digerito e metabolizzato ogni più ancestrale celatissimo segreto.
    E quindi desidera coltivare al meglio lo spirito di questa pianta indomabile, rendendola più forte di ogni infamissimo fungo, più grande della più grossa mai vista fino ad ora!!
    L'impresa è ardua, piena di insidie, stimolante, avvincente.
    Da parte mia non ha soltanto l'augurio più profondo, da tifoso convinto, ma anche tutto l'appoggio morale e materiale che posso: metto a sua disposizione l'entusiasmo che mi accompagna da venticinque anni a questa parte, i miei successi ed i miei errori, i dubbi e le certezze.

    A lui la parola, che possa essere per tutti fonte d'ispirazione e successo! Per il bene del Cephalotus, naturalmente!


    Andrea Amici



    Cephalotus follicularis

    Classe: Magnoliatae
    Ordine: Saxifrage
    Famiglia: Cephalotaceae
    Genere: Cephalotus
    Specie: follicularis


    Descrizione:


    Il Cephalotus follicularis si presenta come una pianta molto particolare, essendo infatti una delle pochissime piante (se non l’unica) a produrre due tipi distinti di foglie: carnivore e non carnivore.
    Le foglie non carnivore svolgono principalmente la funzione di fotosintesi riuscendo spesso a compensare la mancanza momentanea di ascidi attivi, soprattutto in giovane età.
    Gli ascidi, si presentano invece con una struttura molto complessa, la struttura generale è a sacco, con un opercolo apicale, che viene chiuso nelle giornate più calde per evitare l’evaporazione del liquido digestivo.
    Il bordo all’entrata dell’ascidio è formato da una serie di lamelle, simili a denti cho non permettono la presa alle zampe degli insetti, funzionando come una sorta di scivolo, e facendo così precipitare il malcapitato insetto, attirato dagli ormoni e dal polline secreti dalle ghiandole poste sulle lamelle anteriori dell’ascidio e sotto l’opercolo apicale, nella parte interna dell’ascidio dove alloggiano i succhi gastrici.
    La fuga è resa impossibile dalla struttura interna a imbuto dell’ascidio.
    Particolarità di questa pianta è quella di riuscire a produrre foglie morfologicamente intermedie tra quelle carnivore e quelle non, oltretutto si possono notare a volte dimorfismi negli ascidi atti ad un miglior adattamento alla struttura del terreno e alla struttura globale della pianta.





    Distribuzione e clima:

    Pianta particolare originaria del Sud ovest dell’Australia, in particolar modo la distribuzione maggiore della pianta si ha nella striscia di 400 km che tocca le zone di Yallingup, Cheyne Beach e Angusta.
    Nonostante tutto la pianta si può trovare anche in parte dell’entroterra, dove cambia in modo significativo il modo di radicare nel terreno, che a differenza della zona costiera si fa più compatto, ma di questo ci occuperemo dopo.
    Il clima di origine si avvicina molto al clima mediterraneo, con un estate secca le cui temperature raramente superano i 25-28 gradi e con un inverno umido e rigido, che possono portare la pianta anche a dover sopportare temperature particolarmente basse.
    Una nota importante va anche alle precipitazioni metereologiche, che approfondiremo più avanti, e che si rivelano fondamentali per la buona riuscita della coltivazione di questa splendida pianta.


    Ascidio di Cephalotus

    Substrato:

    Il substrato al contrario di quanto si pensa, è una delle cose sul quale il Cephalotus è forse più tollerante, originariamente infatti il terreno di provenienza, è composto da torba di sfagno, sabbia, frammenti vegetali e sabbia granitica, il quale allontanandosi dalla costa si fa più rarefatto di sabbia.
    Per quanto mi riguarda ho potuto notare che il Cephalotus attecchisce molto bene sia in puro sfagno, come in pura torba, purchè le condizioni di umidità, drenaggio e acidità del substrato siano ottimali, teniamo conto che un PH ottimale per la pianta dovrebbe avvicinarsi il più possibile al 4.5 senza però scendere mai al di sotto del 4 che porterebbe le radici a risentire dell’acidità eccessiva del terreno.
    Un piccolo inciso va dato alla differenza di radicamento tra le specie che vivono nelle zone costiere a quelle che vivono nell’entroterra, infatti la diversa consistenza di substrato, la compattezza, e il diverso apporto sia nutritivo che idrico forniti dalla diversa composizione del terreno portano questa pianta a radicare e crescare in maniera completamente diversa nelle due zone.
    Nella zona costiera infatti si potranno trovare delle enormi coperte di Cephalotus, le cui radici non si spingeranno mai per più di qualche decina di cm sotto la superficie, mentre nella parte più interna della regione, troveremo il classico “cuscino” che tutti noi siamo abituati a vedere nelle piante coltivate solitamente, con radici che in alcuni casi possono raggiungere anche i 40 cm di profondità.


    Umidità e irrigazione:


    Tenendo conto che come detto in precedenza la pianta proviene a seconda dei casi da zone costiere, o più rientranti nell’entroterra, dovremo adattarci a quello che la pianta meglio riconoscerà come sua “necessità genetica”. Ho potuto notare infatti che i cephalotus in alcuni casi tendono ad avere reazioni diverse sia per quanto riguarda i tempi di irrigazione, sia per i tempi di esposizione al sole (vedi paragrafo successivo) e che possono essere tollerati in maniera molto diverse da un esemplare all’altro.
    Tornando all’umidità consiglierei di tenere un’umidità del 70-75% per quanto riguara l’umidità relativa (nell’aria), e un 80-90% per quanto riguarda l’umidirà effettiva (al suolo), che sono quelle che più si adattano alle condizioni naturali della pianta , tenendo come valori invernali un 50% nell’aria e un 80% al suolo in inverno, il che non favorirà né le gelate, ne l’eventuale formarsi di muffe e funghi se l’aerazione è buona.
    Come prima accennavo un importanza notevole ce l’ha l’irrigazione, di seguito potrete trovare i valori minimi e massimi di temperatura con le relative quantità di precipitazione, e in base a questo regolarvi su quelle che sono le necessità della pianta, tenete sempre conto che i valori fanno riferimento alle zone di origine, per cui per essere validi col nostro giro di stagioni devono essere trasposti.




    Mese C° min/max mm pioggia

    Gennaio 15-25 25
    Febbraio 14-25 20
    Marzo 13-24 25-40
    Aprile 12-22 50-75
    Maggio 10-19 75-95
    Giugno 8-17 95-100
    Luglio 7-16 100-120
    Agosto 7-16 110-100
    Settembre 8-17 110-100
    Ottobre 11-19 80-70
    Novembre 13-23 65-35
    Dicembre 14-24 35-20



    Esempio di pianta assetata, si possono notare gli ascidi completamente chiusi.


    Ogni tanto, è consigliabile far asciugare completamente il substrato, così da permettere alla pianta di assimilare il più possibile le sostanze nutritive dal terreno.



    Illuminazione:

    Un'altra cosa che ha un importanza molto marcata nella salute di questa pianta è l’illuminazione, la quale a contrario di quello che si crede non è uguale per tutti gli esemplari.
    Infatti, l’esposizione al sole può essere più o meno tollerata dalla pianta, che può arrivare addirittura ad essere intollerante per la luce diretta.
    Ho potuto notare infatti che alcuni esemplari preferiscono lunghe esposizioni al sole diretto, mentre altre preferiscono la penombra, o comunque della luce possibilmente filtrata da rami e/o altre piante.
    Il fattore sole è inoltre importante sia per quanto riguarda la salute e la prevenzione dalle malattie fungine, ma ancora di più lo è per quanto riguarda la fotosintesi della pianta che a differenza di altre carnivore, può fare la differenza.
    Il cephalotus infatti, soprattutto durante l’inverno, non effettua un vero e proprio riposo, sospende la produzione di foglie carnivore, continuando però in piccola quantità a produrre foglie non carnivore. Questo dipende infatti dal fatto che la pianta nel tempo si è autoregolamentata, focalizzando il periodo di fotosintesi soprattutto durante l’inverno (scarso di insetti) e il periodo di alimentazione in estate, non è un caso che la pianta in inverno cresca solo a livello fogliare, ma non si nutra dagli ascidi.
    A conferma di questo, ho provato a fare un esperimento, ho provato ad alimentare un ascidio adulti in piena estate con delle microblatte di 2 mm, le quali dopo circa 2 settimane erano state “prosciugate”, mentre facendo la stessa cosa in inverno, dopo 2 mesi le blatte erano ancora li, completamente integre, e nonostante questo, la pianta continuava a produrre foglie, nonostante dovesse essere il suo periodo di riposo.
    Concludendo, posso consigliare di osservare quali sono le preferenze della pianta, provando prima a mettere la pianta in penombra, e facendole progressivamente fare dei “bagni di sole” ogni qualvolta lei lo richieda, basterà vedere le reazioni della pianta in base allo stato di luce.


    Fioritura:


    La fioritura del Cephalotus avviene nella tarda primavera/inizio estate, approssimativamente quando da noi è Aprile/Maggio, il fiore che può contenere da 6 a 10 semi, è lungo dai 10 ai 60 cm a seconda della grandezza e dell’età della pianta.
    In natura la pianta produce da un minimo di 1 ad un massimo di 5 fiori, i quali possono arrestare la crescita della pianta debilitandola molto, da ricordare che in qualsiasi caso la fioritura avviene dopo circa 3 anni dalla nascita della pianta, per cui con piante che hanno ormai una certa stabilità metabolica.
    In coltivazione la cosa è diversa perché i tempi di maturazione e crescita sono diversi.
    Infatti l’apporto di sostanze nutritive che la pianta ha in natura la porta ad essere molto più resistente rispetto a quelle di coltivazione, che nonostante le dimensioni notevoli (10 cm di diametro) possono trovarsi in serie difficoltà se portate a fioritura senza un adeguato apporto nutritivo fornito per almeno una stagione vegetativa.

    Propagazione:


    In coltivazione a differenza che in natura esistono molti metodi di propagazione più o meno efficaci col quale riuscire ad ottenere in più o meno tempo delle piante, per il Cephalotus il più efficace e conosciuto è la talea, ma anche qui ci sono modi e teorie diverse, di seguito saranno elencati e spiegati i vari metodi di procedimento.

    Propagazione da seme
    Propagazione per talea da: radice, foglia, ascidio
    Propagazione per divisione


    Propagazione da seme:


    La propagazione da seme, il procedimento inizia dopo la fioritura dopo che con cura avete provveduto con l’aiuto di un pennellino ad impollinare il fiore, e a questo punto, dopo che il suddetto vi avrà dato alla luce da 6 a 10 semi, che potrete prendere in autunno, quando finalmente la capsule dei semi inizieranno ad aprirsi.
    A questo punto, bisognerà far riposare i semi per circa 2 mesi ad una media di 2°C sul substrato, coperti da un po di sfagno vivo.
    Passati i 2 mesi la temperatura andrà alzata a 20° C mantenendo sempre il composto umido; a questu punto arriverà la parte lunga, infatti il Cephalotus è noto per i suoi tempi dilatati e quando si parla di germinazione, questi possono mettere alla dura prova la pazienza del povero coltivatore.
    Infatti, questa potrà essere relativamente rapida in alcuni casi, mettendoci anche solamente 2 mesi fino a dilungarsi incredibilmente in altri casi e arrivando anche ad 1 anno in quelli più lenti.
    In entrambi i casi, la piccola plantula dovrà essere trattata con le stesse cure dell’adulto.


    Propagazione per talea da: radice, foglia, ascidio:


    La talea, forse il modo più rapido e sicuro per riprodurre il Cephalotus, il procedimento è abbastanza semplice, consiste nel tagliare una foglia sia carnivora che non, all’altezza del rizoma, e inserire l’estremità in un composto di sfagno o torba che permetta alle radici di crescere, i risultati in questo caso sono abbastanza rapidi portando ad avere le prime plantule nel giro di qualche mese.
    Interessante è stata l’osservazione di Andrea Amici sulla rapidità di crescita e sulla memoria biologica che la talea porterebbe con se se al momento del taglio venisse rimossa assieme ad un pezzo di rizoma.
    Per quanto riguarda la talea da radice il procedimento è lo stesso, il consiglio è però di mantenerla in un composto di torba (se è possibile mantenendo quello originario della pianta madre) in modo che risenta meno del distacco dalla pianta madre.

    Propagazione per divisione:

    Altro metodo di propagazione usato principalmente in 2 casi, nel primo per salvare una pianta debilitata da malattie fungine che hanno seriamente compromesso la struttura generale della stessa, e nel secondo, in caso di piante estremamente rigogliose dal quale dipartono numerose diramazioni, che possono essere tagliate per dar vita a nuovi esemplari.
    La tecnica è semplicissima e simile alla precedente, si procede recidendo il “cordone ombelicale” che dal rizoma principale da vita alla nuova pianta, che verrà rinvasata e trattata a tutti gli effetti come un esemplare adulto.


    Malattie e metodi di cura:


    Personalmente, non mi è mai capitato di vedere questa pianta attaccata da parassiti, in qualsiasi caso una possibile infestazione da afidi può rapidamente essere risolta con l’utilizzo di un prodotto apposito.
    Diverso è il problema se si tratta di Oidio o peggio ancora Botrite.
    In entrambi i casi il fattore determinante è la mancanza di una buona aerazione combinata con una scarsa esposizione al sole.
    Come soluzione (a me ha salvato una pianta) consiglio di utilizzare un prodotto apposito a base di zolfo, dopo però aver rimosso la parte colpita.
    A malincuore dovetti tagliare un pezzo di rizoma, ma la pianta si salvò. Dopo aver tagliato il pezzo di rizoma, provvedei a spruzzare il fungicida e a ricoprire il tutto con sfagno vivo, e la situazione rapidamente migliorò fino alla completa guarigione della pianta.
    Aggiorno la sezione Malattie dopo l'ennesima esperienza con un fungo che non farei difficoltà a chiamare "la peste" del cephalotus. il Pythium.
    Questo fungo si sviluppa in presenza di ristagni d'acqua con temperature sopra i 30° , scarsa aerazione, caldo in combinazione con un elevato tasso di umidità.
    Colpisce il rizoma e l'apparato radicale con una velocità che ha dell'incredibile, ho personalmente visto il mio cepha passare da un cupolone di circa 30 acidi a essere solo un apparato radicale nel giro di soli tre giorni.
    L'aspetto generale è quello di una pianta avvizzita, disidratata, quasi marciscente.
    L' unico rimedio che conosco è il taglio, rimuovere tutta la parte di rizoma marcita per salvare la pianta.



    Qui sopra, un ascidio e un apparato radicale colpiti da Phytium, si può notare come il rizoma sia marcito e poi seccato, e le radici scurite a causa della marciscenza.




    Consigli e note:

    Parlando con Andrea Amici, ho avuto modo di confrontare le sue esperienze dirette con le mie, e di poter avvalorare molte delle mie teorie e ipotesi, qui di seguito sono riportati alcuni consigli utili, che possono portare ad avere delle piante in salute e migliori risultati di coltivazione.
    A differenza di altre piante il Cephalotus ha un effettivo bisogno nutrizionale, che può essere utilizzato a nostro favore per ottenere risultati notevoli in un tempo relativamente breve.
    La differenza l’ho potuta notare anche io quando per pura curiosità ho iniziato a fornire cibo alla pianta.
    In effetti con un buon apporto nutrizionale la pianta tendenzialmente cresce molto più rapidamente, bisogna però saperne capire le esigenze.
    Come le definì Andrea, la “chiave di volta” sono le formiche, infatti a differenza degli altri insetti,la pianta utilizza l’acido formico assorbito dalla digestione delle stesse, per produrre succhi digestivi decisamente più potenti, in grado di aumentare la velocità di assimilazione delle sostanze azotate, infatti, la capacità digestiva dei succhi (composti per la maggior parte di acqua) dipende molto sia dall’acidità del terreno (le sostanze che la pianta assimila dal substrato vengono integrate anche nei succhi digestivi) sia dalle sostanze nutrizionali che la pianta assimila tramite l’alimentazione insettivora.
    Altra nota va data al latte, infatti (se ne discuteva a Longarone) una piccola e dosata somministrazione di latte porta notevoli benefici alla pianta, che riesce ad assimilarlo con molta facilità.
    Un altro piccolo trucchetto è di regolare l’irrigazione in base all’apertura degli ascidi, se la pianta ha sete, ce lo farà capire chiudendo gli ascidi, il che viene fatto solo nei casi di mancato apporto idrico o temperatura troppo elevata.


    Studi


    Lo studio dell'ascidio del cephalotus è una cosa che può tante volte fare la differenza tra avere una pianta viva e una morta.
    Infatti l'ascidio, se osservato attentamente, può fornirci moltissime informazioni sullo stato di salute della pianta, sul suo stato di nutrizione ed altre cose interessanti.
    In particolare focalizzerò questo punto sull'osservazione dell'interno dell'ascidio, in relazione al suo utilizzo come strumento di monitoraggio per la salute e l'alimentazione.
    L'ascidio infatti alla sua nascita presenta una colorazione interna completamente verde, se non fosse che per una macchia rosata che si trova sui lati destro e sinistro in corrispondenza delle ghiandole che producono i succhi digestivi. (vedi foto 1)


    Foto 1 - Potete notare il colore verde interno e la presenza delle ghiandole digestive, questo ascidio è stato colpito da Phytium, e mi ha permesso di riuscire a recuperare la pianta prima che l'infestazione si propagasse in maniera rilevante.


    Con la maturazione della pianta il colorito esterno dell'ascidio cambia, ma quello interno non in maniera rilevante, resta sempre infatti biancastro o giallino a seconda dell'età e delle dimensioni.
    L'ascidio, però presenta una particolarità, infatti, con l'assimilazione di azoto, cambia il suo colorito interno in violaceo, la suddetta colorazione si espande come una macchia, partendo dalla zona ghiandolare ed arrivando all'imboccatura dell'ascidio (vedi Foto 2)

    Foto 2 - Ascidio lasciato morire dalla pinta in seguito alla fine del suo normale ciclo vitale, potete notare l'estensione della zona pigmentata.


    infatti, la zona pigmentata, si espande in correlazione all'azoto assimilato dall'ascidio, indipendentemente dal numero di pasti, può capitare quindi che un ascidio che ha mangiato dieci formiche, sia meno pigmentato di un ascidio che ha mangiato un grillo.
    L'osservazione di questa macchia permette una volta aperto l'ascidio di capire se questo ha svolto correttamente la sua funzione, infatti una volta che la macchia ha raggiunto l'imboccatura dell'acidio, quest'ultimo verra lasciato morire dalla pianta in quanto non più in grado di assimilare azoto.
    Questa osservazione ci dà quindi la possibilità di poter monitorare la salute generale della pianta, che lascerà morire SOLO ascidi non ricettivi, nel caso contrario, vorrà dire che ci sono dei problemi che andranno ricercati nelle possibili malattie, o in calibrazioni errate del substrato e/o dell'esposizione.



    Cloni

    "Cephalotus S"
    Questo particolare tipo di clone presenta i denti degli ascidi completamente irregolari e le foglie/lamelle degli ascidi a punta o addirittura (in certi casi) seghettate.

    German Giant
    Uno tra i primi cloni "giganti" della famiglia, presenta ascidi che arrivano ad un massimo di 7,5 cm di lunghezza.

    True Giant
    Il primo clone "gigante" che comparì sul "mercato del cephalotus" presenta ascidi che raggiungono i 6,5-7 cm di lunghezza.

    Hummer's Giant

    creato da JOHN HUMMER, è Il clone più grande documentato al momento. con i suoi 8,5 cm di lunghezza massima negli ascidi rappresenta un vero titano da serra.

    Ivan's Giant

    Clone non ancora documentato.

    Vigorous Clumping
    Variazione del cephalotus "normale" che presenta una iper produzione di ascidi, si arriva a parlare di piante di 10-15 cm con cupole di 40 ascidi di dimensioni ridotte 2-3 cm

    Brewer's SuperGiant

    Clone non ancora documentato creato da Charles E. Brewer ma non ancora documentato.

    Double Ribbed
    Clone che presenta una mutazione delle lamele frontali degli ascidi, che risultano doppie.
    non ancora documentato a pieno

    Nederland clone

    Clone olandese noto per la particolarità di restare "sempreverde" nonostante le escursioni termiche e la prolungata esposizione allla luce solare.

    Nota:
    Ricordo che i CLONI sono PIANTE NORMALI, il risultato che si ottiene avviene mediante metodi di coltivazione che tendono a sfalsare i ritmi biologici della pianta che produce ascidi più grandi come diretta conseguenza a esposizioni prolungate (anche 16 ore) sotto lampade fitostimolanti, e con composti studiati appositamente per favorirne la crescita.
    Si ottiene un clone effettivo nel momento in cui la pianta in condizioni normali ripresenta la stessa variazione.
    Può capitare nonostante tutto che la pianta ritorni alla sua forma originale, non scordiamoci infatti che il Cephalotus Follicularis è una sola pianta, unico genere e unica specie.

    [Modificato da h.lividum 09/07/2006 19.04]

    [Modificato da h.lividum 09/07/2006 19.07]

    [Modificato da h.lividum 09/07/2006 19.33]

    [Modificato da h.lividum 10/07/2006 17.50]

    [Modificato da h.lividum 10/07/2006 17.50]

    [Modificato da h.lividum 10/07/2006 23.17]

    [Modificato da h.lividum 10/07/2006 23.21]

    [Modificato da h.lividum 10/07/2006 23.23]

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    h.lividum
    Post: 39
    Registrato il: 13/10/2004
    Città: VENEZIA
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    Membro Capensis
    00 28/06/2006 21:41
    Al più presto questa scheda verrà integrata da una prefazione del caro Andrea Amici e da foto illustrative, spero che per il momento possa esservi d'aiuto.

    Alvise
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    giupe77
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    Città: SENIGA
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    Membro Heliamphora
    00 28/06/2006 22:29
    Per i commenti scrivete <-- QUI -->
    grazie
    andrea