00 27/03/2021 04:52
Re: Re:
Pana13, 02/06/2020 21:36:


Si sono super d'accordo.. purtroppo, a parte pochi casi, tra i quali sono inclusi i coltivatori carnivori, non molta gente ha a cuore pinete, torbiere o qualsiasi altro ambiente naturale... per cui a volte mi era capitato di pensare che un intervento attivo -e sicuramente non da parte di semplici appassionati, ma da parte di persone qualificate- possa essere utile!
Comunque ripeto, giusto per sicurezza: la mia è solo pura curiosità sull'argomento e sono felicissimo di imparare da chi ne sa di più, che è esattamente il motivo per cui mi sono iscritto al forum e rispondo alle conversazioni :)
Ad ogni modo questo è un argomento molto interessante ed importante. Credo possa essere molto istruttivo approfondirlo.
buona serata a tutti! :)




La gestione attiva dei biotopi, specie se seguita da enti e professionisti di conservazione, rappresenta la soluzione migliore per salvaguardare questi ambienti e le varie emergenze floristiche e faunistiche presenti al loro interno. Noi di AIPC ci siamo sempre mossi in tale direzione per la salvaguardia di alcune sfagnete e sempre lo faremo. Per quel che riguarda eventuali progetti ex situ sono stati avanzati alcune iniziative con università e orti botanici al fine di propagare in vitro alcune entità particolarmente rare o al limite dell'estinzione: in quel caso diventano estremamente utili protocolli ad hoc, analisi genetiche delle piante prodotte e molti altri espedienti per garantirne la genuinità. Non è sempre facile in questi casi, visto che bisogna anche considerare di mantenere una certa variabilità genetica del materiale originale.


Pana13, 02/06/2020 07:07:


Tempo fa avevo pensato una cosa simile per la rotundifolia, ma sembra ancor più difficile dato il vasto numero di tipi, ibridi cloni, ecc.. (non ci capisco un gran che).




Come ha scritto Francia13, purtroppo, rappresenterebbe una delle azioni più insidiose e distruttive, non solo perché si andrebbero a introdurre ceppi provenienti da chissà dove in habitat floristicamente e zoologicamente molto delicati, ma anche per i pericolosi incroci che potrebbero verificarsi con alcuni ceppi autoctoni rimasti isolati da millenni: in quest'ultimo caso perderebbero tutta la loro "storia genetica" e, in alcuni casi, addirittura dei tratti fenotipici acquisiti localmente.



Si ok, caspisco bene e sono in accordo con tutti. Credo Ichhy92 volesse piu' che altro chiedere se fosse possibile e carino reintrodurre progressivamante una specie nello stesso punto dove e' stata prelevata per mantenerla. (Un po' come prendere un pino da una pineta, propagarlo, e reintrodurlo man mano che la pineta muore per mano umana)... Almeno, io lo avevo interpretato cosi.



Consideriamo però che la maggior parte delle pinete nel nostro paese, escludendo alcune aree della Sardegna e forse della Maremma grossetana, sono in realtà di origine antropica, magari importanti per i servizi ricreativi offerti ma pur sempre di origine artificiale: http://vnr.unipg.it/habitat/cerca.do?formato=stampa&idSegnalazione=31


La vera vegetazione naturale in quei casi è rappresentata dalle formazioni tipiche di macchie, garighe mediterranee e querceti (leccete) che vengono spesso rimosse dagli strati bassi (assieme ad alcune geofite protette fra l'altro) per garantire un'apparente "pulizia" delle pinete a sfavore della biodiversità e di pregevoli emergenze floristiche e faunistiche.
[Modificato da pandalf85 27/03/2021 16:38]