RexPlants - Piante Carnivore Il forum delle piante che mangiano

Fattori che degradano la torba e ne pregiudicano la durata di utilizzo.

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    db/
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    00 08/02/2020 15:34
    Mi sto affacciando alle piante carnivore e per ora sto leggendo molto.
    Vorrei capire se la sostituzione della torba va fatta ogni qualche anno poiché il substrato si degrada comunque da solo nel corso del tempo quando viene usato per la coltivazione o se incide molto il fatto che in esso si accumuleranno minerali, spore, parassiti, etc. ?
    Ho recentemente appreso che per il normale terreno nei campi -non per la torba- ci sono tecniche di sterilizzazione superficiale attraverso vapore. Nel caso di caso di piccole germinazioni in vasi (di piante non carnivore) ci sono persone che versano più volte dell'acqua bollente sul suolo da sterilizzare da parassiti, muffe, funghi, spore, o al limite lo mettono inumidito in forno per un po' per rendere la nuova semina il meno attaccabile possibile almeno nei primi periodi di sviluppo delle piantine. Naturalmente bisogna poi lasciare raffreddare prima della semina. Ho trovato ciò con la ricerca per immagini sul browser, ho usato le parole di ricerca: sterilizzazione del suolo
    Mi chiedevo quindi se con le tecniche di sterilizzazione si possa riutilizzare più a lungo anche la torba eliminando detti accumuli non desiderati.

    Ho anche letto che uno dei motivi che influenza negativamente la durata della torba, nonché le piante acidofile che su essa crescono, sia l'utilizzo di acqua che non presenti le giuste caratteristiche, cioè che porti alcalinità all'acidità che preserva la torba (mi sono però già informato sull'acqua piovana, acqua demineralizzata e simili).

    Lo scorso anno per iniziare avevo acquistato un sacco da trenta litri di torba e l'ho trattata, come suggerito da alcuni coltivatori anglosassoni, effettuando dei lavaggi al fine di abbassare i nutrimenti in essa presenti a valori accettabili i livelli registrati dal misuratore di TDS. Dicono anche per eliminare eventuali sostanze aggiunte da alcuni produttori come concimi, conservanti.
    Però non dappertutto ne parlano di fare questo trattamento prima dell'utilizzo della torba. Vedo anche svariati video in cui buttano la torba presa dalla confezione direttamente nel vasetto trapiantano la pianta ed il gioco è fatto, o al limite suggeriscono di innaffiare ripetutamente in seguito per abbassare i livelli misurati dal TDS.
    Come vi regolate in merito e che opinioni avete su di ciò?
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    RepublicDos
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    00 08/02/2020 15:54
    db/, 08/02/2020 15.34:

    Mi sto affacciando alle piante carnivore e per ora sto leggendo molto.
    Vorrei capire se la sostituzione della torba va fatta ogni qualche anno poiché il substrato si degrada comunque da solo nel corso del tempo quando viene usato per la coltivazione o se incide molto il fatto che in esso si accumuleranno minerali, spore, parassiti, etc. ?
    Ho recentemente appreso che per il normale terreno nei campi -non per la torba- ci sono tecniche di sterilizzazione superficiale attraverso vapore. Nel caso di caso di piccole germinazioni in vasi (di piante non carnivore) ci sono persone che versano più volte dell'acqua bollente sul suolo da sterilizzare da parassiti, muffe, funghi, spore, o al limite lo mettono inumidito in forno per un po' per rendere la nuova semina il meno attaccabile possibile almeno nei primi periodi di sviluppo delle piantine. Naturalmente bisogna poi lasciare raffreddare prima della semina. Ho trovato ciò con la ricerca per immagini sul browser, ho usato le parole di ricerca: sterilizzazione del suolo
    Mi chiedevo quindi se con le tecniche di sterilizzazione si possa riutilizzare più a lungo anche la torba eliminando detti accumuli non desiderati.

    Ho anche letto che uno dei motivi che influenza negativamente la durata della torba, nonché le piante acidofile che su essa crescono, sia l'utilizzo di acqua che non presenti le giuste caratteristiche, cioè che porti alcalinità all'acidità che preserva la torba (mi sono però già informato sull'acqua piovana, acqua demineralizzata e simili).

    Lo scorso anno per iniziare avevo acquistato un sacco da trenta litri di torba e l'ho trattata, come suggerito da alcuni coltivatori anglosassoni, effettuando dei lavaggi al fine di abbassare i nutrimenti in essa presenti a valori accettabili i livelli registrati dal misuratore di TDS. Dicono anche per eliminare eventuali sostanze aggiunte da alcuni produttori come concimi, conservanti.
    Però non dappertutto ne parlano di fare questo trattamento prima dell'utilizzo della torba. Vedo anche svariati video in cui buttano la torba presa dalla confezione direttamente nel vasetto trapiantano la pianta ed il gioco è fatto, o al limite suggeriscono di innaffiare ripetutamente in seguito per abbassare i livelli misurati dal TDS.
    Come vi regolate in merito e che opinioni avete su di ciò?

    Ciao, ti dico la mia,
    A prescindere dal fatto che possano essere presenti spore (cosa probabile solo nel caso di muschi, visto che non hanno un vero apparato radicale e quindi possono presentarsi in torba di sfagno) oppure parassiti che si possono anche combattere con prodotti specifici, la torba ha un suo degrato in quanto è composta da sfagno, e deve essere almeno al 90% organica, quindi si decompone divenendo nociva senza possibilità di riciclo, ecco per si stanno cercando substrati alternativi come la fibra di cocco che ha un impatto ambientale decisamente infiore rispetto ad andare a distruggere le torbiere.

    L'accumulo di minerali è relativo anche all'utilizzo di acqua non adeguata, come quella di rubinetto, che altera il ph acido della torba di sfagno.
    Il substrato più usato (quello indicato sopra) è privo di ammendanti o minerali o azoto (<0.2%)
    Non penso quindi che l'accumulo con acqua ad osmosi o distillata sia rilevante.
    Almeno che non sia torba esposta che so, ad agenti, tipo salsedine, e quindi un accumulo indiretto.

    In definitiva, il vero problema è la decomposizione, che richiede un'infinito ricambio del substrato (torba di sfagno), periodicamente.
    In alternativa si puo utilizzare lo sfagno vivo, ma non è indicato per tutte le specie carnivore.

    Poi in quanto a sterilizzazione può essere un discorso valido, ma non per le carnivore , per le considerazioni fatte sopra.
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    db/
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    00 08/02/2020 16:46
    Ciao, grazie per la risposta.

    Mi sto formando l'opinione che la torba delle torbiere che rimane in profondità, con sopra altra torba e infine sfagno secco e sfagno vegetante ancora più in superficie, sia in qualche modo "sigillata" e preservata finché non la si riporta in superficie per utilizzarla come substrato su coltura...

    Ho visto su internet poche foto in cui le dionee sono coltivate in solo sfagno vegetante, come nel caso certe drosere dei nostri climi su cuscini di sfagno.
    Mi interessa l'ipotesi dello sfagno vivo, ne ho acquistato una piccolissima quantità e se riuscissi a farlo crescere abbastanza abbondante nel lungo periodo mi piacerebbe utilizzarlo proprio come suolo e non solo come topping dei vasi, magari rimpiazzando completamente la torba.
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    egiziano.
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    00 08/02/2020 17:09
    Se si usa della buona torba bionda di sfagno si consiglia di sostituirla alme ogni due anni, a volte anche tre, a meno che non faccia cattivo odore. La fibra di cocco,forse per via delle varie ditte e lavorazioni, è molto adatta per nepenthes, e sarracenie, che la accettano molto bene, casa che non succede per drosere e dionee,che ad alcuni coltivatori, va bene, e le piante crescono, mentre ad altri sono dovuti tornare alla torba, perchè le piante stavano morendo. Il problema quindi della fibra sta nel fatto che le varie ditte non lavano bene la fibra, che al suo interno ha una parte salmastra.
    Egiziano.
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    Icchy92
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    00 08/02/2020 18:12
    Ciao come già ti hanno spiegato un po', è che spesso la torba (ma non solo) con il tempo tende a puzzare e marcire a causa della continua immersione in acqua. In natura la sua formazione è un processo abbastanza lento ma continuo, man mano che si forma viene ricoperta da nuova sostanza organica (principalmente sfagno) ma l'acidità e la mancanza di ossigeno impediscono o rallentano molto la degradazione da parte di batteri e altri microorganismi. Nei vasi purtroppo il pH è spesso più alto che in natura e le condizioni presumo che favoriscano i processi di decomposizione anaerobica che produce cattivi odori.
    Non è una caratteristica solo della torba, io ad esempio uso solo fibra di cocco ma a volte ho questo problema, soprattutto in periodi in cui tengo il sottovaso sempre pieno e fa caldo.
    Bagnando dall'alto e facendo asciugare il sottovaso tra un'annaffiatura e l'altra ho notato che il problema è molto meno presente, inoltre quando posso cerco di acidificare un po' l'acqua. Colonizzare i vasi con lo sfagno è un'altra via che sto cercando di percorrere 😁 per quanto riguarda la sterilizzazione, la trovo utile solo in caso di malattie accertate e/o parassiti nel substrato, altrimenti è più dannosa che altro.


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    Francia93
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    00 11/02/2020 11:18
    Ciao! Se utilizzi buona torba, senza concimi o altro non è necessario fare alcun trattamento prima di metterla in vaso. Tuttavia sia per la scarsa reperibilità della torba buona, sia per un motivo ambientale, io sono passata alla coltivazione in fibra di cocco, mano a mano che faccio i rinvasi negli anni non utilizzo più la torba.
    Al momento ci ho messo anche delle piccole dionaee nate da talea, sembrano trovarsi davvero bene e stessa cosa per le drosere nate da seme direttamente su fibra. Fanno più fatica quelle già adulte da travasare, bisogna trovare una miscela giusta di substrato 😉
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    00 12/02/2020 08:54
    Re:
    Francia93, 11/02/2020 11.18:

    Ciao! Se utilizzi buona torba, senza concimi o altro non è necessario fare alcun trattamento prima di metterla in vaso. Tuttavia sia per la scarsa reperibilità della torba buona, sia per un motivo ambientale, io sono passata alla coltivazione in fibra di cocco, mano a mano che faccio i rinvasi negli anni non utilizzo più la torba.
    Al momento ci ho messo anche delle piccole dionaee nate da talea, sembrano trovarsi davvero bene e stessa cosa per le drosere nate da seme direttamente su fibra. Fanno più fatica quelle già adulte da travasare, bisogna trovare una miscela giusta di substrato 😉




    In effetti quel che leggevo in pochi articoli era che "lavare" la torba (cioè fare scorrere in essa ripetutamente dell'acqua o metterla a bagno per dei giorni in acqua e ripetere il trattamento finchè non si hanno dei valori accettabili veniva indicato suggerendo che ogni torba bionda può essere utilizzata, previo questo trattamento. Ma immagino che se una torba fornita ha già i valori (sempre che siano riportati tutte le caratteristiche sulla confezione, o nella descrizione online del prodotto da parte del venditore, cosa che non avviene sempre)corretti sia presumibile che abbia già bassi valori di TDS versandoci dell'acqua e testandola. È così? Hai fatto delle prove?

    Quindi hai riscontrato che tendono ad avere una "memoria" del substrato su cui si sono sviluppate... in tal caso hai provato nei rinvasi nel tempo a passare gradualmente da una miscela di substrato ad un'altra diminuendo man mano la torba e aumentando la fibra di cocco? E non con un cambio repentino. Tu come tratti/testi la fibra di cocco prima dell' uso? Vorrei con questo riprendere anche la questinone che poneva Egiziano dicendo che non tutte le fibre di cocco sono uguali.
    Ogni quanto sostituisci la fibra di cocco? Quanto si degrada velocemente?
    [Modificato da db/ 12/02/2020 08:55]
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    db/
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    00 12/02/2020 09:04
    Re:
    egiziano., 08/02/2020 17.09:

    Se si usa della buona torba bionda di sfagno si consiglia di sostituirla alme ogni due anni, a volte anche tre, a meno che non faccia cattivo odore. La fibra di cocco,forse per via delle varie ditte e lavorazioni, è molto adatta per nepenthes, e sarracenie, che la accettano molto bene, casa che non succede per drosere e dionee,che ad alcuni coltivatori, va bene, e le piante crescono, mentre ad altri sono dovuti tornare alla torba, perchè le piante stavano morendo. Il problema quindi della fibra sta nel fatto che le varie ditte non lavano bene la fibra, che al suo interno ha una parte salmastra.
    Egiziano.




    Ci sono delle operazioni, tipo lavaggi della fibra di cocco, da effettuare per ovviare a questo problema per abbassare la salinità presente? C'è un modo pratico per regolarsi per capire se nel proprio acquisto di fibra di cocco sia presente un'eccesso di sale?

    Ho letto che la fibra di cocco tende ad asciugare più velocemente della torba, nel caso di semine o anche piccole piantine può essere meno adatta? Mi chiedo se sia appunto più adatta a piante già un po' cresciute.
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    db/
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    00 12/02/2020 09:19
    Re:
    Icchy92, 08/02/2020 18.12:

    Ciao come già ti hanno spiegato un po', è che spesso la torba (ma non solo) con il tempo tende a puzzare e marcire a causa della continua immersione in acqua. In natura la sua formazione è un processo abbastanza lento ma continuo, man mano che si forma viene ricoperta da nuova sostanza organica (principalmente sfagno) ma l'acidità e la mancanza di ossigeno impediscono o rallentano molto la degradazione da parte di batteri e altri microorganismi. Nei vasi purtroppo il pH è spesso più alto che in natura e le condizioni presumo che favoriscano i processi di decomposizione anaerobica che produce cattivi odori.
    Non è una caratteristica solo della torba, io ad esempio uso solo fibra di cocco ma a volte ho questo problema, soprattutto in periodi in cui tengo il sottovaso sempre pieno e fa caldo.
    Bagnando dall'alto e facendo asciugare il sottovaso tra un'annaffiatura e l'altra ho notato che il problema è molto meno presente, inoltre quando posso cerco di acidificare un po' l'acqua. Colonizzare i vasi con lo sfagno è un'altra via che sto cercando di percorrere 😁 per quanto riguarda la sterilizzazione, la trovo utile solo in caso di malattie accertate e/o parassiti nel substrato, altrimenti è più dannosa che altro.




    Innaffi da sopra quando togli il sottovaso perché la fibra di cocco ha meno capillarità della torba? Così da impregnare anche la parte soprastante senza dovere attendere che l'acqua arrivi lentamente per capillarità.
    Quindi immagino che si degradi di più la parte che d'estate è più spesso immersa in un eventuale sottovaso. Nei rinvasi ti capita di potere riciclare una porzione della parte sovrastante se meno deteriorata o butti via comunque tutto?

    Cosa fai per acidificare l'acqua dei vasi?
    Io ho fatto un esperimento rivelatosi subito deleterio e rimosso su uno strato di cotone su cui avevo poggiato dei semi, avevo aggiunto anche alcune gocce di limone, ma credo a causa del fatto che esse contengono anche degli zuccheri che sono immediatamente spuntate delle piccole muffe. :(
    Ho sentito parlare di altre sostanze come l' aceto.
    Come ti regoli per le quantità di sostanza acidificante da aggiungere all'acqua?
    Hai fatto delle prove confrontando delle piante sempre tenute in fibra di cocco, alcune acidificate ed altre non, per comparare il risultato?
    [Modificato da db/ 12/02/2020 09:20]
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    Zugul
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    00 12/02/2020 09:37
    Quello che fa degradare rapidamente la torba non è la sommersione, anzi... Quella fa in modo che la torba resti inalterata. Il vero problema è l'esposizione all'ossigeno, che rende la torba attaccabile dai funghi, che la degradano liberando elementi nutritivi. In natura la torba si conserva così a lungo per diversi fattori:
    -immersione: questo fa in modo che sia in ambiente anaerobico e quindi "al sicuro" dai funghi, che necessitano di ossigeno per vivere;
    -basse temperature: rallentano ancora di più la degradazione della sostanza organica
    -acidità: data dai composti acidi solubili presenti nella torba, che la rendono difficilmente attaccabile dai batteri, i quali non sopravvivono oltre un certo valore di pH.
    In coltivazione non riusciamo a fornire queste condizioni, per cui è normale che il substrato si degradi più o meno rapidamente. Il fatto che la torba puzzi deriva dalla presenza di batteri anaerobi che si sono insediati nella parte del vaso sempre sommersa grazie al pH favorevole (più vicino alla neutralità), dovuto alla diluizione dei composti acidi, e alla presenza di elementi nutritivi.
    [Modificato da Zugul 12/02/2020 09:43]
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    db/
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    00 12/02/2020 09:49
    Re:
    RepublicDos, 08/02/2020 15.54:

    Ciao, ti dico la mia,
    A prescindere dal fatto che possano essere presenti spore (cosa probabile solo nel caso di muschi, visto che non hanno un vero apparato radicale e quindi possono presentarsi in torba di sfagno) oppure parassiti che si possono anche combattere con prodotti specifici, la torba ha un suo degrato in quanto è composta da sfagno, e deve essere almeno al 90% organica, quindi si decompone divenendo nociva senza possibilità di riciclo, ecco per si stanno cercando substrati alternativi come la fibra di cocco che ha un impatto ambientale decisamente infiore rispetto ad andare a distruggere le torbiere.

    L'accumulo di minerali è relativo anche all'utilizzo di acqua non adeguata, come quella di rubinetto, che altera il ph acido della torba di sfagno.
    Il substrato più usato (quello indicato sopra) è privo di ammendanti o minerali o azoto (<0.2%)
    Non penso quindi che l'accumulo con acqua ad osmosi o distillata sia rilevante.
    Almeno che non sia torba esposta che so, ad agenti, tipo salsedine, e quindi un accumulo indiretto.

    In definitiva, il vero problema è la decomposizione, che richiede un'infinito ricambio del substrato (torba di sfagno), periodicamente.
    In alternativa si puo utilizzare lo sfagno vivo, ma non è indicato per tutte le specie carnivore.

    Poi in quanto a sterilizzazione può essere un discorso valido, ma non per le carnivore , per le considerazioni fatte sopra.




    Grazie anche a te, come a tutti gli altri, per le spiegazioni che mi avviano a meglio comprendere ed orientarmi in materia.

    Riguardo l'utilizzo del solo sfagno vivo, mentre sto man mano andando a ritroso leggendo le varie discussioni pubblicate nel forum negli anni passati, sto capendo che presenta delle complessità per essere associato con alcune carnivore in quanto per rimanere vegetante richiederebbe alla/dalla sommità ampio apporto idrico per via della disidratazione da sole, scorrimento dell'aria, etc. , magari subito qualche centimetro sotto dove ci sono bulbi o rizomi sarebbe desiderabile meno concentrazione d'acqua per non indurli in possibile marciume, ma già così anche apportando acqua dalla sommità, per capillarità immagino che tenda in parte a evaporare e in parte a discendere verso il basso quindi portando magari troppa umidità anche verso l' apparato radicale oltre che bulbi, rizomi. Quindi bisognerebbe bagnare tenendo sempre presente prima la necessità idrica della pianta carnivora in esso presente e tentando di fare in modo che non si essicchi mai del tutto la parte vegetante alla sommità. Suppongo che sia una problematica più forte nel periodo estivo.

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    egiziano.
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    00 12/02/2020 11:22
    Solo poche piante amano lo sfagno vivo, le altre vivono bene in torba quindi le piante che vogliono lo sfagno amano molta umidità, da tenere bil livello idrico alto, e quindi lo sfagno riesce a vivere.
    Egiziano.
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    Icchy92
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    00 12/02/2020 16:10
    Re: Re:
    db/, 12/02/2020 09.19:




    Innaffi da sopra quando togli il sottovaso perché la fibra di cocco ha meno capillarità della torba? Così da impregnare anche la parte soprastante senza dovere attendere che l'acqua arrivi lentamente per capillarità.
    Quindi immagino che si degradi di più la parte che d'estate è più spesso immersa in un eventuale sottovaso. Nei rinvasi ti capita di potere riciclare una porzione della parte sovrastante se meno deteriorata o butti via comunque tutto?

    Cosa fai per acidificare l'acqua dei vasi?
    Io ho fatto un esperimento rivelatosi subito deleterio e rimosso su uno strato di cotone su cui avevo poggiato dei semi, avevo aggiunto anche alcune gocce di limone, ma credo a causa del fatto che esse contengono anche degli zuccheri che sono immediatamente spuntate delle piccole muffe. :(
    Ho sentito parlare di altre sostanze come l' aceto.
    Come ti regoli per le quantità di sostanza acidificante da aggiungere all'acqua?
    Hai fatto delle prove confrontando delle piante sempre tenute in fibra di cocco, alcune acidificate ed altre non, per comparare il risultato?




    In realtà è il contrario, la fibra di cocco mi sembra avere una capillarità maggiore della torba e non si è mai asciugata in superficie. Ogni tanto bagno dall'alto per "lavare" il substrato e ossigenarlo, soprattutto dove sto cercando di far crescere lo sfagno. In questi giorni comunque ho fatto dei rinvasi e ho tranquillamente riciclato buona parte del substrato, ne ho solo aggiunto di nuovo dove mancava, però sì la parte sul fondo è quella che si decompone prima e in certi casi puzza, sicuramente perché è quella più impregnata d'acqua. Per acidificare ogni tanto aggiungo nel sottovaso qualche ml di acido solforico, ma spero di ottenere presto una buona copertura di sfagno vivo per abbassare il pH in maniera naturale.


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