identificazione delle briofite in cattività

pandalf85
00lunedì 1 settembre 2014 09:45

Gli sfagni sono un classe (Sphagnopsida) di briofite protette che prospera in terreni umidi e talvolta allagati. Oltre a dar origine alle torbiere, sono inoltre di estrema importanza per la caratterizzazione delle diverse zona umide, importanti biondicatori, svolgendo anche un contributo prezioso per misurare i livelli di radioattività delle varie annate. Nelle tobiere di maggior estensione tale fitocenosi, equiparabile a una grande spugna, contribuisce ad accumulare e cedere acqua con regolarità evitando pericolose alluvioni nei territori sottostanti. In questo piccolo post proveremo a identificare qualche sfagno presente nelle nostre collezioni, cercando di rendere il procedimento facile anche per chi si avvicina al loro studio per la prima volta.

Le varie specie di sfagno sono raccolte in varie sezioni con caratteristiche peculiari: sezione Sphagnum, sezione Acutifolia, sezione Subsecunda, sezione Rigida, sezione Cuspidata, sezione Squarrosa, solo per citarne alcune. Ci dedicheremo adesso per semplicità alla sezione Sphagnum, la quale è anche quella che contiene la specie Sphagnum palustre L., l'entità più comune che chiamiamo superficialmente sfagno a "fibra lunga".

Si possono in questo caso usare due chiavi: una macroscopica (che in genere può servire per avere una prima idea di cosa ci troviamo davanti, senza però avere il più delle volte una risposta certa) e una microscopica (rigorosamente usando il microscopio biologico) che fornisce l'identificazione definitiva.

Partiamo quindi da Sphagnum palustre facendo finta che tale specie ci sia sconosciuta.
pandalf85
00lunedì 1 settembre 2014 09:47
La prima cosa da fare, usando una delle due chiavi proposte, è stabilire il tipo di sezione in cui la specie ricade. La chiave macroscopica recita che: "la sezione Sphagnum è formata da tutte quelle specie che hanno un fusto molto robusto e foglie cucculate (ovvero con l'apice ripiegato a forma di cucchiaio, uncino o cappuccio di frate)". Questi caratteri sono fortunatamente ben visibili a occhio nudo o usando una comune lente d'ingrandimento: se intravediamo un fusto nerastro e ben visibile in ogni filamento (o le foglie che assomigliano ad un cappuccio nella loro parte apicale) allora siamo all'interno della sezione Sphagnum.

Qua vediamo una tipica foglia di una specie qualunque della sezione Sphagnum, con il classico ripiegamento a cappuccio o a cucchiaio nella parte apicale (apice cucculato).

pandalf85
00lunedì 1 settembre 2014 09:48
la sezione Sphagnum ha inoltre un'altra caratteristica che si può notare facilmente al microscopio. L'estremità delle cellule del fusto e dei rami posseggono le cosiddette fibrille spiralate, una serie di filamenti intrecciati che si ritrovano solo in questa sezione:

Ramo con le cellule rameali poste sotto le foglie





cellule rameali con superficie a fibrille spiralate(tipiche della sezione Sphagnum) presenti sia sui rami che sul fusto.

pandalf85
00lunedì 1 settembre 2014 09:52
A questi punti abbiamo identificato con certezza la sezione ed escluso tutte le altre. Siamo metà strada.

La sezione Sphagnum prevede al suo interno 5 specie: S. imbricatum, S. papillosum, S. magellanicum, S. palustre e S. centrale.

L'utilizzo del microscopio diventa adesso fondamentale, sebbene per qualche specie si possa ancora riuscire a identificarla a occhio. Ripartendo dalla chiave macroscopica abbiamo ora un bivio: 1)se lo sfagno presenta una visibile colorazione rossa, rossastra o rosata siamo di fronte a S. magellanicum 2)In caso contrario, se il pigmento è molto blando o assente (come nel nostro caso) possiamo restringere il cerchio alle altre 4 specie (attenzione! in cattività raramente si mantengono i pigmenti).

Nel nostro caso non riscontriamo traccia di una distinta colorazione rossa, ragion per cui dobbiamo alla fine dedicarci alla chiave microscopica. Sotto microscopio vanno osservate le cellule ialine delle foglie (ovvero quelle che si gonfiano d'acqua) affinchè si rilevi l'assenza o presenza di fibrille a pettine nella parte interna. Se le fibrille a pettine son presenti allora ci orientiamo verso le due specie S. imbricatum e S. papillosum, in caso contrario verso S. palustre e S. centrale.


Qui vediamo una foto delle nostre cellule (ialine) di una foglia rameale che non sono provviste di fibrille a pettine come si rilevano in S. imbricatum e S. papillosum.



qui vediamo invece una foto di S. imbricatum con le cellule provviste di fibrille a pettine sulle pareti interne, accorgendoci che sono estremamente diverse rispetto al nostro caso:
(fonte http://www.mgw.or.at)
pandalf85
00lunedì 1 settembre 2014 09:56
Escludiamo quindi S. imbricatum e S. papillosum dalla specie oggetto della nostra ricerca, concentrandoci su S. palustre e S. centrale.

A questo punto bisogna fare il passaggio più delicato: praticare la sezione di foglia per vedere l'esposizione delle cellule fotosintetiche.

La chiave indica che le cellule fotosintetiche di S. palustre presentano una maggiore esposizione sulla superficie interna della foglia, mentre in S. centrale sono più sottili ed esposte su entrambe le superfici.

sezione di foglia di S. palustre:



sezione di foglia di S. centrale:



fotografando adesso la sezione di foglia che abbiamo praticato, ci accorgiamo che corrisponde alla prima foto. L'identificazione corretta è quindi S. palustre L., la specie di sfagno probabilmente più comune in cattività.



pandalf85
00venerdì 2 gennaio 2015 22:06
Voglio riprendere questo topic passando in rassegna le tre entità che nella mia collezione (ma penso anche nelle vostre) si comportano da vere infestanti: Aulacomnium palustre, Campylopus pyriformis e Pohlia nutans.




Aulacomnium palustre: è facilmente riconoscibile per i caratteristici pseudopodi (prolungamenti filiformi del fusto) portanti propaguli. È infatti una specie che raramente si riproduce tramite spore, concentrandosi più sulla riproduzione vegetativa.








Campylopus pyriformis: si presenta con foglie setacee e lanceolate, con spesso diversi propaguli apicali che si distaccano dal fusto











Pohlia nutans: è forse la specie più vistosa riscontrabile durante il periodo invernale. Produce numerosi sporofiti che si dipartono da piccole rosette all'apice dei fusti.







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