Se conoscessi effettivamente gli sfagni, come si identificano e dei loro effetti su alcune aree, ti guarderesti bene dallo scrivere ciò. Ci sono situazioni in cui gli sfagni appartenenti a una stessa sezione potrebbero addirittura ibridarsi se entrassero in simpatria (es.
S. capillifolium e
S. quinquefarium della sez. Acutifolia) o, ancora, determinare la scomparsa di altre specie simili a livello macroscopico ma in forte regressione. Nel piano subalpino l'ulteriore aumento degli sfagni negli ultimi 20 anni ha velocizzato l'interrimento delle zone umide, promuovendo inoltre l'avanzamento delle praterie acidofile a nardo (
Nardus stricta) e gli arbusteti (
Rubus idaeus) con perdita di molte specie igrofile legate ai depositi torbosi e/o letti inorganici: ci mancherebbe solo vedere delle persone sconsiderate dedite a piazzarli in posti e aree sensibili, in cui le piante carnivore rivestono un ruolo veramente marginale.
come lo sfagno che cresce a mucchietti lungo tutto il versante di una montagna non è diverso da quello che potrei trovare nel vallone poche centinaia di metri più in alto.
Purtroppo ti sbagli: in Italia abbiamo una gran rappresentazione di queste situazioni in cui si rinvengono anche molte specie affini identificabili solo su base microscopica. Traslocarle in punti diversi della stessa vallata potrebbe provocare la scomparsa di entità conogeneriche in forte regressione, piante superiori, microhabitat e fitocenosi presenti solo in determinati punti.
[Modificato da pandalf85 27/02/2023 11:21]