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dubbi su salvaguardia sito e reinserimento in natura

Ultimo Aggiornamento: 27/02/2023 11:21
24/02/2023 21:38
 
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Icchy92, 23/02/2023 22:48:

L'idea è sicuramente interessante, avevo pensato anche io una cosa del genere tempo fa (c'è ancora la discussione da qualche parte).
Concordo che sarebbe tremendamente sbagliato farlo così a casaccio, ma credo che con le giuste accortezze chiunque di noi sarebbe teoricamente in grado di farlo in sicurezza.
A me è capitata una cosa simile con lo sfagno, più di una volta lungo i sentieri ho trovato zolle divelte (questo autunno una, ghiacciata, grande quanto due palloni da calcio), le ho prese e portate più in su fino ad un luogo idoneo dove spero abbiano attecchito. Ma anche se le avessi portate nel bosco sulla montagna di fronte non ci sarebbero stati problemi genetici, visto che non si tratta di popolazioni isolate, e anzi spesso la diversità aumenta la resilienza.
Ci sono un sacco di aree umide non riconosciute che vengono rovinate dal pascolo o da altri interventi umani, ripopolarle con esemplari che magari provengono da 200 metri più in alto mi sembra meglio che perderle del tutto no?



Come già scritto ampiamente sopra l'introduzione è una cosa che non può fare il semplice appassionato, sia per questioni legate alla legge sia per gli importanti danni che potrebbe causare inconsapevolmente. Il portare anche solo dei semplici sfagni in un'altra area, dove magari persistono altre specie di interesse conservazionistico (o magari anche altri ceppi di sfagno) potrebbero determinare degli effetti di competizione imprevisti, inficiando anche interventi gestionali già in essere su tali aree.


Ci sono un sacco di aree umide non riconosciute che vengono rovinate dal pascolo o da altri interventi umani, ripopolarle con esemplari che magari provengono da 200 metri più in alto mi sembra meglio che perderle del tutto no?



Ti ripeto, deve essere fatto da professionisti questo lavoro. Ci sono alcune situazioni dove il pascolo moderato è addirittura necessario per mantenere in soddisfacente stato di salute alcune zone umide a bassa quota.



A me è capitata una cosa simile con lo sfagno, più di una volta lungo i sentieri ho trovato zolle divelte (questo autunno una, ghiacciata, grande quanto due palloni da calcio),
Ma anche se le avessi portate nel bosco sulla montagna di fronte non ci sarebbero stati problemi genetici, visto che non si tratta di popolazioni isolate, e anzi spesso la diversità aumenta la resilienza.



A mio modo di vedere sono affermazioni che potrebbero compromettere molte situazioni importanti se emulate. Pratiche, portate avanti da persone inconsapevoli, che sicuramente metterebbero in cattiva luce tutta la comunità carnivora oltre all'autore del gesto.


le ho prese e portate più in su fino ad un luogo idoneo dove spero abbiano attecchito.



E magari lì ci potrebbero essere state altre situazioni ancora più meritevoli di conservazione, non legate a sfagni e piante carnivore, che adesso subiranno gli effetti di una introduzione non prevista. Questo non è fare conservazione, è privilegiare alcune specie di interesse personale rispetto ad altre, non preoccupandosi, di fatto, delle ricadute sugli altri livelli sopra menzionati. E' veramente pericoloso suggerire di fare queste cose a chi è sprovvisto delle necessarie competenze in ambito accademico.


e anzi spesso la diversità aumenta la resilienza.



Ci sono casi in cui potrebbe invece accadere l'effetto opposto (depressione da esoincrocio); oppure, ancora, determinare con un'azione sconsiderata la possibile perdita della storia evolutiva di alcune popolazioni in corso di differenziazione.
[Modificato da pandalf85 25/02/2023 11:05]
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