Ciao a tutti.
Mi permetto di scrivere alcune note personali riguardanti le fantastiche Heliamphore.
PREMESSA:
Tutto cio' che sarà scritto di seguito non vuole essere una verità assoluta, ma è soltanto un report delle mie osservazioni fatte in parecchi anni di coltivazione di varie specie. Quindi la mia esperienza è condizionata dalle mie particolari condizioni di crescita (lampada al sodio da 600 watt, irrigazione dall'alto,scarso ricircolo d'aria coltivando indoor, coltivazione in sfagno vivo, niente ristagno, niente balzo termico estivo, marcato sbalzo termico invernale, clima della pianura padana nord -ovest). Potrebbe non essere valida per altre condizioni di coltivazione o altri climi. Ma penso che, in linea generale, in quello che andrò a scrivere potrebbero esserci consigli utili un po per tutti.
LE HELIAMPHORE E LA PULIZIA:
Io, personalmente, sono un maniaco delle piante pulite, in ordine. non sopporto di vedere piante piene di seccume. Proprio l'eccessiva pulizia è stata la causa di morte di alcune delle piante, soprattutto all'inizio. Se è vero che dagli errori si impara, io ho imparato. Ma ho dovuto uccidere parecchie hely per capire come comportarmi.
Le heliamphore sono piante resistenti, parlando relativamente all’ambiente di crescita. Ho potuto sperimentare come esse si possano adattare anche in fretta a una moltitudine incredibile di diverse condizioni, alcune anche estreme. Possono infatti adattarsi anche a condizioni poco luminose, crescendo verdi e “aperte”, possono crescere in pieno sole, crescendo più piccole ma molto irrobustite, possono adattarsi a temperature incredibili, dalle gelate continue a 50 gradi ed oltre ( ho tenuto un ibrido, la heterodoxa x nutans, fino a -5 gradi lo scorso dicembre e a oltre 50 gradi assieme alle sarracenie, nella serra in estate). In tutte queste condizioni le piante sopravvivono, anche vigorosamente. Tuttavia il top della loro coltivazione penso che lo si raggiunga in serra, sia illuminata artificialmente (con neon, sodio…) sia con illuminazione naturale. La serra offre una protezione e una umidità ottimali, oltre al fatto di rendere possibile il controllo dei parametri climatici. Ma per quanto queste piante siano resistenti all’ambiente, hanno una brutta caratteristica: non vogliono che il loro rizoma venga disturbato, né che vengano disturbate le radici. Poi ovviamente ci sono i vari distinguo: alcune specie, e soprattutto alcuni ibridi, sono particolarmente vigorosi e sopportano la divisione/rinvaso con estremo vigore.
I maggiori problemi praticamente li ho creati io stesso: infatti, avendo il vizio (anche per paura di insorgere di muffe, dato che coltivo indoor) di pulire i rizomi dagli ascidi ormai secchi, ho causato a queste piante enormi stress, che spesso ho pagato con mesi di stasi vegetativa o con la morte dell’intera pianta, per sopraggiunte complicazioni di marciumi, phytium, e compagnia bella. Gli ascidi secchi è sempre bene tagliarli e lasciare il loro fondo attaccato al rizoma, cosi com’è. Eventualmente, solo dopo moltissimo tempo, potrebbero staccarsi da soli. La ripulitura del rizoma causa spesso piccole lacerazioni, date dal fatto che a volte gli ascidi, pur essendo ormai secchi, hanno ancora dei piccoli collegamenti col rizoma, e staccarli significa fare un danno molto più grave di cio che si pensa!Non accade sistematicamente, può andar bene varie volte, poi però capita il disastro. Da un giorno all’altro una heliamphora è capace di avvizzire ancora verde. E quando una pianta è grande eha vari punti di crescita, il fatto che magari ne avvizzisca anche solo uno di essi, è sempre un pessimo segnale.
HELIAMPHORE E PHYTIUM:
Ho visto anche nei topic passati inseriti da molti di voi foto di heliampore in parte vive e in parte con ascidi secchi ma ancora verdi. Quando ciò accade è sempre sintomo di un problema radicale, presumibilmente dato da phytium o qualche fungo simile. I funghi sono presenti sempre nei nostri compost, solo che stanno per i fatti loro, come molti altri microorganismi. Ma in condizioni a loro favorevoli essi si attivano e attaccano la pianta, uccidendola. Il brutto delle heliamphore è che esse non danno preavviso, quando si vedono i primi ascidi secchi verdi, in realtà la pianta è gia morta e tutto il rizoma, anche i punti di crescita che sembrano sani, è compromesso. Salvare una talea non è impossibile, ma è piuttosto improbabile.
Il phytium è un fungo che attacca il colletto della pianta, nell’interfaccia substrato/aria. Infatti è facile notare come una pianta attaccata da phytium , se sradicata ed analizzata, si mosti con estremità radicali vive e bianche, ascidi ancora turgidi e verdi, mentre la porzione delle radici e degli ascidi piu vicini al rizoma, e il rizoma stesso, di un brutto colore marrone scuro e maleodorante, ma non necessariamente molle.
Le heliamphore, assieme al cephalotus e alla darlingtonia, ritengo siano i 3 generi di piante carnivore più soggetti ad attacchi di phytium, e per questo considerate complicate da molti nella loro coltivazione. I prodotti a base di trichoderma possono aiutare a combattere il phytium, dato che il tricoderma è un fungo “buono” che colonizza il terreno rubando spazio al phytium, ma non risolve il problema del tutto.
Sempre nella mia esperienza, ho notato come la coltivazione delle heliamphore con il ristagno di acqua nel sottovaso possa favorire gli attacchi di phytium, o di “ root rot”, per dirla all’inglese. Questo perchè un’eccessiva umidità del substrato crea maggiore anossia e viene favorito lo sviluppo dei microorganismi fungini. Il che non signifca che le heliamphore non possano essere tenute col ristagno, ma sarebbe bene tenerle col ristagno solo in condizioni di aria aperta e sole, dove la componente uv tiene a bada i vari patogeni. Bisogna ricordare infatti che le condizioni artificiali in cui noi coltiviamo possono essere perfette per le piante, ma sono altrettanto perfette per i loro nemici. E se non c’è nulla che tiene a bada i nemici (come il sole e la pioggia e l’aria, ad esempio, in questo caso), essi tendono a proliferare.
LE HELIAMPHORE PIU’ PROBLEMATICHE:
foto della var. neblinae:
ritengo nella mia esperienza che le heliamphore piu problematiche siano la Htatei var. tatei, H tatei var. neblinae ed H. neblinae. Questo perché? Adesso arriviamo alla risposta:
le heliamphore possono essere considerate piante a rizoma. È tipico di tutte le piante a rizoma avere appunto un rizoma che altro non è che un tronco che, anziché crescere in altezza, cresce in lunghezza, sdraiato sul terreno, o poco sotto. Anche l’iris barbata, le ninfee, le sarracenie, la bergenia, le primule, il pungitopo, ad esempio, sono piante a rizoma.
La cosa bella del rizoma è che rende le piante pressocche immortali, dato che il rizoma si allunga, si divide, emette nuove radici, e se, una volta grande, perde una parte di esso per vari motivi, è difficile che l’intero ceppo muoia, e per quanto rimanga in vita una porzione anche piccola di esso, potrà sempre ricostruire un ceppo, e cosi via. Un rizoma puo diventare lunghissimo, enorme, una fitta rete di tronchi legnosi.
Perché è facile fare talee di heliamphora minor, ad esempio, o di tutte le heliamhpore cespitose? Perché i loro rizomi laterali emettono continuamente radici, dato che strisciano sul terreno. Se marciscono, per qualche motivo, le radici vecchie, dalla porzione piu giovane del rizoma, sotto al centro di crescita, prestano ne spuntano di nuove, bianche, carnose e vigorose…
Bene, ma allora, le piante come le H. tatei e neblinae, che fanno lo stelo in altezza…come fanno?
Ho avuto il piacere, e ancora ho, di avere in coltivazione una tatei e una neblinae piuttosto grandi e vecchie, dove entrambe sono riuscite a produrre un piccolo tronco ascendente.
Ed è da qui che sono cominciati i problemi.
Forse sarà colpa delle condizioni in cui coltivo io, condizioni buone, ma comunque ancora lontane dall’essere perfette… fatto sta che, nelle piante a rizoma, le radici non sono perenni, ma via via che il rizoma si allunga vengono prodotte man mano nuove radici, mentre quelle vecchie perdono di funzionalità e muoiono. Se un rizoma è particolarmente lungo e la sua porzione piu vecchia non riesce ad emettere getti nuovi, anche il rizoma stesso puo morire in parte, rimanendo viva soltanto la parte più nuova.
Cosi fanno le heliamphore…minor, pulchella, chimantensis, heterodoxa, nutans, sarracenioides,ionasii…ma tatei e neblinae, avendo rizoma verticale, no. Ed ecco che col tempo l’intera pianta, cresciuta in verticale, è andata in crisi, poiché evidentemente le radici vecchie (le stesse radici che la hanno fatta crescere per 6 anni e più) alla fine sono morte. Quindi la pianta ha cominciato a seccare assumendo un aspetto simile alla morte per phytium (in entrambi i casi infatti gli ascidi seccano perché non arriva loro più acqua).
L’unica cosa che mi è rimasta da fare è di staccare la parte apicale del rizoma tagliandolo. Dopo aver constatato che, per fortuna, il rizoma era vivissimo e quindi non c’èra zampino di funghi vari, l’ho ripiantato in sfagno e sto tutt’ora aspettando che radichi, sperando che lo faccia. Questo è avvenuto circa un mese fa alla più grande delle mie tatei.
Per quanto riguarda la H. neblinae… penso che tra poco ariverà anche il suo turno. Il problema si presenterà presto anche con lei temo. Lo avverto osservandola che qualcosa non va. Il rizoma è verde nella parte giovane, marrone chiaro nella parte più vecchia, ma comunque è sano. Sono probabilmente le radici che sono vecchie, e la pianta non ne riemette di nuove, avendo il rizoma in verticale fuori dal substrato per ben 10 centimetri.
Ricordo benissimo che, fintanto che queste due piante erano basse senza tronco, rinvasarle era un piacere, notando dal rizoma delle belle radici bianche e carnose che uscivano, mentre prendevano il posto di quelle vecchie.
CONCLUSIONI:
spero di non avervi annoiato. Questa discussione, oltre che per raccontarvi la mia esperienza con queste piante, vorrebbe essere uno spunto per sapere vostre esperienze, magari, se ne avete, darmi anche dei consigli in particolare su come trattare queste due specie una volta raggiunto lo stadio “a tronchetto”.